Loading...

VIDEO

CAM IN VIDEO

Dalla fotografia alla Videoarte
Marilena Di Tursi sul Corriere del Mezzogiorno, 24 ottobre 2004

Con Cam in video la fotografa barese Luciana Galli si presenta nelle nuova veste di videomaker. Si tratta sulla riflessione sul mezzo elettronico partita da immagini fotografiche già ritoccate digitalmente e trasferite al computer per essere nuovamente manipolate.Le riprese sono state effettuate con il sistema del feedback, ossia collegando una telecamera al monitor e lasciando fluire liberamente le immagini secondo traiettorie spiraliformi.Non è un caso allora che la figura guida del video sia appunto la spirale intesa nella sua accezione di ciclicità ininterrotta. Le immagini risultano volutamente “sporche”, non ripulite dal montaggio e lanciate all’esplorazione degli aspetti psicologici della percezione, nonché dei parametri tecnici e simbolici del mezzo. Composizioni rigorosamente astratte dunque, per forme che si dilatano verso lo spazio fino a sopraffarlo o si richiudono in se stesse in una sperimentazione linguistica che riporta il video a quell’ambito di ricerca da cui era partito negli anni Settanta con gli “elettronici” puri.

Gorghi digitali
Pietro Marino su
La Gazzetta del Mezzogiorno

Da molti anni l’occhio fotografico di Luciana Galli indaga con scrupolosa lucidità la scena barese, con metodo di rilevazione che va dai primi piani alle panoramiche, alle investigazioni d’interno. Curiosità professionale che l’ha indotta a continui aggiornamenti sulle potenzialità iconiche delle nuove tecnologie. Grazie al computer ha prodotto in floppy disk intelligenti letture della Città. Ha poi realizzato composizioni/scomposizioni formali di immagini fotografiche con procedure digitali di rispecchiamento, ribaltamento, moltiplicazione seriale. Ora, il dinamismo virtuale si è fatto reale: la Galli è passata alla telecamera, anzi handycam più computer. Ha così prodotto la sua prima prova di videoarte, titolo Cam in video. E’ stata presentata – con l’apporto critico di Giusy Petruzzelli – nel corso di una serata nel suo studio, con saletta di proiezione hi-tech. Una prova di pensiero elettronico che affida a gorghi ottici (la spirale è d a sempre figura magica, che l’arte ha cominciato ad animare sin dai dischi cinetici di Duchamp) il risucchiamento vertiginoso di lettere e di frammenti d’immagine. La procedura è complessa. In due parole, parte dalla predisposizione manuale del piano che la telecamera dovrà riprendere. Il computer dà movimenti programmati alle figurazioni, a loro volta riprese e proiettate in video. Chiamiamolo se volete feedback, con tutte le sue suggestioni quasi ipnotiche, flusso senza fine di memoria.

Pensieri hi-tech in scatole cinesi
Antonella Marino su La Repubblica, 28 ottobre 2004

Fin dagli inizi, intorno agli anni Sessanta, la sperimentazione videoartistica ha percorso due strade contemporanee e parallele. Da un lato assecondando la capacità del mezzo di estendere il nostro sguardo sull’esterno, facendone cioè prolunga documentaria, in presa diretta col reale. Dall’altro tentando di riflettere sulle peculiarità e potenzialità dello strumento tecnologico nel produrre forme autonome. L’avvento dell’immagine elettronica, con la sua capacità di autogenerarsi, ha favorito lo sganciamento dalla referenzialità passiva. Ma al contempo ha anche reso sempre più sottile il confine tra le categorie di realtà e finzione, complicando concettualmente il gioco. Alla prima linea, quella analitica, ma con significative contaminazioni, sembrano riallacciarsi le recenti ricerche della barese Luciana Galli. Già conosciuta per la sua attività di fotografa interessata soprattutto al territorio urbano (ha prodotto dei CD Rom fotografici su Bari), da qualche tempo la Galli ha preso a cimentarsi con le riprese in digitale: affascinata proprio dalle possibilità autogenerative del linguaggio elettronico, dal processo in feedback che si crea quando la telecamera, collegata con il monitor come nei sistemi a circuito chiuso, guarda se stessa. E’ quanto avviene in questo primo video d’arte, Cam in video, presentato nel corso di una serata nel suo studio, introdotta da Giusy Petruzzelli. Una Prova di pensiero elettronico affidata al libero fluire delle immagini, a partire dagli incastri visivi sollecitati sullo schermo da alcune foto dell’autrice realizzate al computer. Gioco virtuale di scatole cinesi con velocissimi gorghi di spirali in movimento, che attira lo spettatore nei meandri estetici di uno spazio ciclico e ipnotico, senza fondo.